Obbligo Pos: se ne può fare a meno

C’è ancora confusione sulla norma entrata in vigore il 30 giugno scorso che obbliga commercianti, artigiani e liberi professionisti a partita iva a predisporre la possibilità di pagamenti tramite Pos per cifre sopra i 30 euro. L’obiettivo della legge, che non prevede ancora sanzioni per chi non si adegua, è nobile: ridurre l’uso del contante e combattere l’evasione. Tuttavia i costi sono notevoli: il servizio di pagamento elettronico e l’apparecchio per la lettura delle carte sono forniti dalle banche a canoni ancora elevati.

Pos in mobilità
Ma esiste un’alternativa? Apparentemente sì, e senza infrangere la legge. Ci sono ad esempio mobile Pos, dispositivi che fanno le veci della macchinetta e dialogano con un normale smartphone. Una soluzione di questo tipo è fornita da Jusp, che vende l’apparecchio a 39 euro + iva e applica una commissione del 2,5 per cento su ogni transazione. La tedesca Payleven ha invece accordi di distribuzione con Poste Italiane (commissione al 2,5 per cento con Conto BancoPosta) e Telecom Italia. Il dispositivo costa 79 euro + iva e la commissione è del 2,75 per cento. Ci sono poi SumUp (16,35 euro + iva di lettore carte e commissioni dell’1,95 per cento) e Move and Pay, il Pos di Intesa Sanpaolo. Quest’ultimo costa 2 euro al mese + iva cui vanno aggiunte commissioni variabili.

Moneta virtuale
Eppure si può risparmiare ulteriormente virtualizzando l’intera operazione. Anche senza lettore fisico la legge è infatti rispettata: del resto anche PayPal fornisce un servizio analogo, a commissioni del 3,4 per cento e 0,35 centesimi + iva per operazione. E già da tempo Fattura Sprint si integra perfettamente con la piattaforma (per maggiori informazioni: paypal@fatturasprint.it). Con 18 centesimi a operazione + iva e una commissione del 2,5 per cento si accede invece a Solo. Edoardo Raimondi, trent’anni, ne è il cofondatore: «Si tratta di un sistema che collega esercenti e professionisti grazie a un semplice link: quando l’utente lo riceve può effettuare il pagamento tramite carta di credito cliccandoci sopra», spiega lo startupper al Corriere della Sera.

La legge non parla di Pos
Come spiega l’avvocato Juri Rudi sul blog del suo studio, «contrariamente a quanto sostenuto da qualcuno non sarà obbligatorio avere il Pos, ma soltanto accettare pagamenti elettronici». L’articolo 15 del decreto legge 179/12, al comma 4 spiega infatti che «a decorrere dal primo gennaio 2014, i soggetti che effettuano l’attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali, sono tenuti ad accettare anche pagamenti effettuati attraverso carte di debito». La legge, quindi, non fa alcun riferimento a Pos ma solo a carte di debito, e il bancomat non è certamente l’unica: «Il legislatore non ha dato una definizione stringente delle modalità di accettazione», conferma al Corriere l’avvocato Raffaele Sansone.

Problema aggirato
«Come ha chiarito il Consiglio nazionale forense con la circolare 10-C-2014 del 20 maggio 2014», aggiunge l’avvocato Antonio Carnevale, con studio a Bologna, «si tratterebbe piuttosto di un onere, stabilendo la relativa disciplina unicamente che nel caso in cui il cliente voglia pagare a mezzo carta di debito il professionista è tenuto ad accettare tale forma di pagamento. In tal caso, qualora il professionista fosse sprovvisto del Pos, si determinerebbe semplicemente la mora del creditore che, è bene precisarlo, non libera il debitore dall’obbligazione». Inoltre, fa notare il Codacons, i piccoli imprenditori e i professionisti potrebbero inviare direttamente al cliente la fattura, affinché questi possa provvedere al pagamento in un secondo momento scegliendo la modalità preferita. Problema aggirato, insomma. O almeno per ora, cioè fino a che non arriveranno le attese circolari ministeriali che faranno chiarezza sui punti ancora in ombra.

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